Ho le braccia dolenti e illanguidite
per un'insulsa brama di avvinghiare
qualche cosa di vivo,
che io senta più piccolo di me.
Vorrei rapire d'un balzo e poi portarmi via,
correndo,un mio fardello, qundo si fa sera;
avventarmi nel buio per difenderlo,
come si lancia il mare suli scogli;
lottar per lui, finchè non mi rimanesse
un brivido di vita;
poi, cadere nella più fonda notte,
sulla strada,
sotto un tumido cielo inargentato
di luna e di betulle;
ripiegarmi su quella vita che mi stringo al petto
- e addormentarla - e anch'io dormire, infine...
Sola mi rannicchio sopra il mio magro corpo.
Non m'accorgo che, invece di una fronte indolenzita,
io sto baciando come una demente
la pelle tesa delle mie ginocchia.