venerdì 16 marzo 2018

Canto della mia nudità

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Guardami: sono nuda. Dall'inquieto 
Languore della mia capigliatura 
Alla tensione snella del mio piede, 
io sono tutta una magrezza acerba 
inguainata in un color avorio. 
Guarda: pallida è la carne mia. 
Si direbbe che il sangue non vi scorra. 
Rosso non ne traspare. Solo un languido 
Palpito azzurrino sfuma in mezzo al petto. 
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta 
È la curva dei fianchi, ma i ginocchi 
E le caviglie e tutte le giunture, 
ho scarne e salde come un puro sangue. 
Oggi, m'inarco nuda, nel nitore 
Del bagno bianco e m'inarcherò nuda  
domani sopra un letto, se qualcuno 
mi prenderà. E un giorno nuda, sola, 
stesa supina sotto troppa terra, 
starò, quando la morte avrà chiamato.
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- Antonia Pozzi -
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phot. Vernon Trent