venerdì 23 marzo 2018

Ode alla Bicicletta



Andavo
per la strada
crepitando:
il sole si sgranava
come mais ardete
la terra era calda
un infinito circolo
con cielo in alto
azzurro, disabitato.

Passarono
phot. Friedemann Hauss
vicino a me
le biciclette,
gli unici insetti
di quel minuto
secco dell’estate,
riservate,
veloci,
trasparenti:
mi sembrarono
soltanto
movimenti dell’aria.

Operai e ragazze
alle loro fabbriche
andavano consegnando
gli occhi all’estate,
le teste al cielo,
seduti
sulle elitre
delle vertiginose
biciclette
che fischiavano
attraversando
ponti, rosai, rovi
e mezzogiorno.

Pensai al pomeriggio
quando i ragazzi
si lavano,
cantano, mangiano,
alzano
una coppa di vino
in onore
dell’amore e della vita,
e alla porta
aspettava
la bicicletta
immobile
perché soltanto
di movimento è la sua anima
e lì caduta
non è insetto trasparente
che percorre l’estate,
ma scheletro freddo
che solo recupera
un corpo errante
con l’urgenza e la luce,
cioè,
con la resurrezione
di ogni giorno.
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 - Pablo Neruda, 1956 -
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